Fontane storiche di Roccavione

Fontane e lavatoio.


Tipologia Edificio

Periodo XVII secolo

Accessibilità Si

Visitabile Si

Nel capoluogo comunale e nelle frazioni sono oggi presenti 8 fontane, o lavatoi, che nei secoli passati hanno giocato un ruolo fondamentale nelle dinamiche della vita quotidiana; l’analisi della toponomastica locale permette di individuare alcuni toponimi che fanno riferimento a fonti d’acqua storicamente utilizzate dalla popolazione e collocate nelle omonime località disperse sulla collina roccavionese: Fontana Biasot, Fontana Fabrizio, Fontana d’Ara, Fontana Butterolo, Fontana Fredda.

Tra le diverse fontane citate, una delle più interessanti è la cosiddetta fontana dell’asilo nella quale viene riutilizzata una vasca proveniente dal Giardin dell’Ara, l’area verde posta a ridosso dell’abitato sul crinale della Rocca. Di interesse è anche il lavatoio di via 8 agosto, era infatti al bialot che le donne del paese facevano riferimento per sciacquare i panni e la sua chiusura dovette quindi rendere necessaria la messa in opera di nuovi lavatoi. Nella sua veste attuale la struttura del lavatoio, composto da una vasca rettangolare in cemento coperta da una tettoia sostenuta da due pali in ferro, risale comunque almeno ai primi decenni del XX secolo.

Come molti borghi di origine medievale, anche il comune di Roccavione affrontò il problema dell’acquedotto cittadino soltanto in epoca moderna, quando, a causa dei ripetuti casi di colera, la Giunta Comunale prese la decisione di sostituire le tubazioni in terracotta, che si alimentavano da un canale del torrente Gesso, con una nuova rete in ghisa che sarebbe stata alimentata da sorgenti vicine all’abitato. Fino a quel momento le fontane che si sviluppavano nel capoluogo comunale e nelle frazioni giocarono un ruolo fondamentale nell’economia domestica delle famiglie di Roccavione.

Condizioni di visita

Liberamente fruibili.

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Ulteriori informazioni

Bibliografia

  • Marco Barbieri – Manuele Berardo , Il parco e le sue fontane , Parco Fluviale Gesso e Stura, Cuneo, 2016, pp. 32 34.

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